IDENTIKIT
DI UN DILEMMA NECESSARIO
Di Dante Balbo
Misericordia ed efficienza, promozione umana e carità gratuita, quattro
pilastri tra i quali si muove un servizio sociale in evoluzione.
Caritas è in senso stretto la dimensione sociale della diocesi, fortemente
legata ad essa per statuto e per tradizione.
Quando però l'impegno sociale si distende nel concreto attuarsi dei nostri
programmi, le iniziative si differenziano e si moltiplicano.
Il Servizio Sociale è oggi una realtà complessa, che comprende
almeno tre settori e quattro operatori, più o meno a tempo pieno. Due
di essi si occupano di servizio sociale in senso generale, accogliendo le richieste
più diverse e rispondendo nei modi più disparati. Questa costituisce
la fetta più grossa del nostro intervento, comprendendo il 55% degli
utenti seguiti, con richieste che vanno dalla ricerca di alloggio, alla richiesta
di lavoro, alla domanda di aiuto per una situazione di malattia, al bisogno
di sostegno per una pratica con l'ufficio Cantonale di Assistenza, ecc.
Una terza operatrice è impegnata nel settore Anziani, cioè si
occupa di persone in età di pensione, cercando di aiutarle a superare
le molteplici difficoltà che le circostanze della vita o la loro mutata
condizione sociale pongono. Infine, ma non da ultimo, abbiamo un settore Stranieri,
oggi indirizzato più propriamente ai cittadini della ex Jugoslavia, residenti
in Ticino, con una caratterizzazione di sostegno burocratico e di consulenza,
per ovviare ai problemi ci lavoro o di permesso, che spesso queste persone incontrano
qui da noi.
Vogliamo parlare di questo lavoro sulla rivista per due semplici ragioni. La
prima, più immediata, è collegata con i numeri degli interventi,
la seconda, più inerente alla trasformazione nel tempo del Servizio Sociale.
QUALCHE DATO
Alla fine del 1995, i dossiers aperti erano complessivamente 252, di cui 135
sono stati riportati al 1996. Alla fine del 1996, gli incarti aperti erano 428,
di cui 293 nuovi, stando ai risultati provvisori in nostro possesso, poiché
le statistiche saranno concluse con la fine di gennaio 1997.
Questo solo ci basta a comprendere che il Servizio Sociale è stato molto
sollecitato a rispondere ad un disagio crescente, la cui causa, soprattutto
è la congiuntura economica sfavorevole di questo periodo, anche se non
è la sola preoccupazione dei nostri utenti. A questo proposito è
significativo, ad esempio, che il 37% delle persone che sì rivolgono
al Servizio Sociale, chiedano un sussidio diretto in denaro.
D'altra parte è anche vero che la voce preponderante non è la
richiesta di soldi, ma di consulenza e di sostegno burocratico, che insieme
costituiscono il 53% delle richieste di aiuto. Questo dato è molto significativo,
perché ci dice da solo la grande trasformazione che ha visto il Servizio
Sociale passare da un'istituzione caritatevole, che elargiva la provvidenza
ai poveri, ad un servizio a cui si richiedono sempre meno soldi e sempre più
informazioni e consigli o interventi di attivazione di quelle risorse che l'utente,
da solo, non riesce nemmeno ad individuare. Di fronte a queste cifre, la necessità
di comprendere il senso del nostro lavoro è sempre più urgente
e importante.
L'immagine di un servizio, nonostante questo muti nelle intenzioni dei suoi
operatori, resta la stessa per anni. Il nostro settore di Caritas non è
escluso da questa regola, per cui ancora un numero elevato di persone pensa
che il nostro sia un ente benefico che distribuisce soldi alle persone bisognose.
Sono in realtà soprattutto quelli che non hanno un contatto diretto e
frequente con noi a pensarla in questo modo.
Se, ad esempio, si raffrontano i dati del 95 e del 96, per quanto riguarda la
relazione dei nostri utenti con il mondo del lavoro, si scopertine/copre che molti di
loro sono ancora occupati. Nel 95, le persone in età Avs o invalide,
superavano il numero dei disoccupati, mentre gli occupati erano il 36% del totale
delle persone seguite. Nel '96, nonostante i disoccupati siano aumentati considerevolmente
(31 contro il 20% dell'anno precedente), gli occupati rappresentano ancora il
25% del totale. Si noti che parliamo del Servizio Sociale, quindi non rientrano
in questo calcolo tutti coloro che fanno parte dei nostri programmi occupazionali
(150 posti di lavoro). Quello che balza agli occhi anche con queste poche cifre,
è che da un anno all'altro il quadro del disagio, almeno dal nostro osservatorio,
muta rapidamente. A questa situazione il Servizio sociale si deve costantemente
adeguare, per essere realmente efficace.
PROSPETTIVE E PROBLEMI
La povertà non è un terreno omogeneo e semplice. Quello che prima
era sufficiente oggi è non solo insufficiente, ma inutile a volte e inadeguato
spesso. La vecchia Caritas dispensatrice di sussidi è lontana, ma quale
è allora il nostro ruolo oggi?
Il nostro tentativo, sempre provvisorio, di aderire al Vangelo che ci ispira,
incarnandolo nella situazione attuale, ci impone di tenere sempre presente la
carità gratuita come punto di riferimento, articolandola con le esigenze
della nostra società.
Questo è il dilemma che ci stringe d'assedio ogni giorno, dinanzi alla
richiesta del disoccupato che non riesce a far fronte alle spese di fine anno,
o alla famiglia che con un solo stipendio non ce la fa a sbarcare il lunario.
Potremmo, forse per un po', lavarcene le mani e distribuire biglietti da cento
per tappare qualche falla, ma il risultato sarebbe ben presto il fallimento
di Caritas dal punto di vista economico e il ripresentarsi comunque delle stesse
situazioni di povertà e di difficoltà di gestione. D'altra parte,
al centro del pensiero e dell'amore della Chiesa sta l'uomo, con tutte le sue
potenzialità di crescita e di maturazione. Perciò una simile ipotesi
si deve scartare anche solo per rispetto della dignità delle persone
che si rivolgono a noi, sperando in soluzioni più definitive. Il Servizio
Sociale si è anche allontanato da quel concetto di presa a carico che
pretendeva di salvare l'utente in difficoltà senza responsabilizzarlo
e aiutarlo a risolvere il più possibile autonomamente i suoi problemi.
Come il Vangelo, anche la nostra proposta di aiuto, quando è possibile,
si limita ad essere appunto una proposta che si rivolge ad una persona libera
e capace di avere idee e soluzioni proprie.
Come cerca di muoversi allora concretamente il Servizio Sociale?
PRIVILEGIARE L'INFORMAZIONE
Il primo lavoro che facciamo è informarci per poter informare le persone
che vengono da noi su tutti gli strumenti che hanno a disposizione per risolvere
i loro problemi. Per questo la consulenza è stata e sempre di più
sarà il nostro ruolo specifico. Dire ad esempio ad un disoccupato che
può rivolgersi ai nostri programmi occupazionali o a una donna che vi
sono possibilità diverse, magari difficili, ma non impossibili, per aiutarla
a gestire i figli quando deve lavorare, è molto più che aprire
i cordoni della borsa e illudere che questa sia la soluzione. Pagare ad una
persona un arretrato di spese per la Cassa Malati e non dirgli che ha diritto
di richiedere un sussidio e che il formulario si trova in comune, equivale a
consigliare ad un uomo di sollevarsi da un fosso tirandosi per i capelli.
RETI SECONDARIE E SUSSIDIARIETA
Si dicono reti secondarie l'insieme dei servizi pubblici e privati che intervengono
nel campo sociale. Un'altra caratteristica del Servizio Sociale di Caritas è
quindi quella di collaborare con gli altri enti e di indirizzare le persone
verso quei servizi che lo Stato o i privati mettono a loro disposizione, senza
fare doppioni.
RETI PRIMARIE E COSTRUZIONE DI UNA SOCIETA PIÙ UMANA
Il Servizio sociale, inoltre, collabora strettamente con il settore del volontariato
di Caritas, che coordina circa duecento persone. Questa non è una maniera
elegante di risparmiare sugli operatori, ma una scelta precisa di attivazione
di tutte le risorse presenti nel tessuto sociale. Il concetto di rete primaria,
non comprende solo i volontari, ma anche tutte quelle persone che vivono accanto
all'utente vero e proprio, parenti, vicini, amici, organizzazioni di quartiere,
ecc.
NON DIMENTICARE LE URGENZE
Vi sono poi situazioni, sempre meno a dire il vero, in cui né lo Stato,
né altri servizi sono in grado di intervenire o, per lo meno, non subito,
come sarebbe necessario. Qui la flessibilità di un servizio come quello
di Caritas viene a proposito, potendo intervenire abbastanza rapidamente, anche
se nei limiti di una azione di urgenza.
PRIVILEGIARE GLI "ULTIMI"
Vi sono poi categorie di persone che godono della nostra attenzione più
di altre, perché particolarmente sfavorite. Sono le famiglie monoparentali,
gli anziani, i disoccupati, specialmente se hanno la responsabilità di
una famiglia, che dipende da loro per la sussistenza. Tali categorie, che non
discriminano gli altri, che possono comunque rivolgersi a noi, sono tuttavia
contingenti, cioè sono le persone che attualmente ci sembra abbiano più
bisogno di essere difese, ma potrebbero cambiare se mutassero le condizioni
sociali attuali.
LA CARITA È UN GIOCO DI EQUILIBRIO
Intervenire, tenendo conto delle nostre risorse, della dignità di chi
ci sta davanti, della Provvidenza e della responsabilità di non sprecarla,
dell'efficienza e della disponibilità all'imprevisto, è un compito
che si misura caso per caso, momento per momento, affinando progressivamente
il nostro giudizio e condividendo le nostre scelte. Perciò, pur nel rispetto
dell'autonomia di ciascun operatore, è importante mettere in comune le
nostre decisioni, soprattutto le più impegnative. Raramente quindi una
richiesta che arriva a Caritas è valutata da un solo operatore, a meno
che non si tratti di una consulenza per la quale le sue risorse siano sufficienti.
Questo ci permette da una parte di offrire all'utente una esperienza maggiore
e di inventare soluzioni che a un solo operatore non sarebbero venute in mente,
dall'altra di sottoporre il nostro lavoro a continua autocritica, per migliorarlo
e renderlo più rispondente alle esigenze sempre nuove che emergono. Uno
slogan del tempo in cui i giovani pensavano di poter cambiare il mondo con un
colpo di spugna rivoluzionaria diceva: "la fantasia al potere". Questo
è vero soprattutto per un servizio sociale che non si riduca al disbrigo
di pratiche, anche se noi preferiamo pensare in termini biblici che quando Dio
vuole incontrare la storia dell'uomo, è capace di tracciare un sentiero
anche attraverso il mare.
[14] 0 Dio, santa è la tua via; quale dio è grande come il
nostro Dio?
[15] Tu sei il Dio che opera meraviglie, manifesti la tua forza fra le genti.
[16] È il tuo braccio che ha salvato il tuo popolo, i figli di Giacobbe
e di Giuseppe.
...
[20] Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue
orme rimasero invisibili (Salmo 77).